10 Giugno 2021

Sacrifici dei genitori e riconoscenza dei figli

Come si può sviluppare il sentimento di gratitudine nel bambini

testo a cura della Dott.ssa Marta Giannone – Pedagogista / foto Freepik

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La signora Romina ci ha scritto chiedendo un consiglio sul tema caldo, caldissimo della gratitudine nei bambini… questa sconosciuta! La sua domanda: “Una bambina di 9 anni può capire cosa significa la gratitudine, nei confronti di noi genitori che facciamo tanti sacrifici per i nostri figli?”

La nostra pedagogista Dott.ssa Marta Giannone, risponde con questo approfondimento.

A volte, i genitori si chiedono se i propri sacrifici nei confronti dei figli possano essere realmente percepiti e riconosciuti.
Sempre più frequentemente, senza nemmeno accorgercene, siamo immersi in una società che viene definita “sacrificante/del sacrificio”. Ma cosa vuol dire? Lo stile educativo di molte figure genitoriali è improntato sul soddisfacimento dei bisogni dei propri figli, il quale il più delle volte si traduce in un circolo vizioso. Nel momento in cui una madre o un padre soddisfano, in maniera repentina, un bisogno o più spesso un desiderio del proprio figlio, vanno incontro ad un meccanismo, da parte dei bambini/ragazzi, di continua richiesta che può essere vista come sacrificio da parte dei genitori o come semplice esaudimento di un desiderio.
Allora accade che dopo aver esaudito desideri e bisogni – necessari o non effettivamente necessari – i genitori vanno incontro ad una delusione per il mancato riconoscimento di tali sacrifici generando così dei conflitti familiari.
Purtroppo, non tutti i figli sono in grado di riconoscere e apprezzare i sacrifici ed esserne grati. Ciò non per mancato affetto verso i genitori ma accade perché, in primis, i bambini presentano in maniera molto naturale delle caratteristiche di egoismo ed egocentrismo (occorre considerare il fatto che ogni cosa sembra ruotare intorno a loro) e, in secondo luogo, perché viviamo in contesti nei quali tutto è considerato come “dovuto” e spesso il ricevere qualcosa è percepito come scontato. Questo accade nella vita di tutti i giorni e in tutte le situazioni, specie in quelle familiari.
La comprensione vera e propria della gratitudine per i sacrifici degli altri può avvenire col passare del tempo a partire dall’adolescenza fino ad arrivare all’età adulta, quando ormai si fanno strada le diverse consapevolezze.
È bene, quindi, in periodi come infanzia e pre-adolescenza, non mettere in atto quella sorta di egoismo genitoriale nel voler a tutti i costi ricevere gratitudine per ciò che si fa in quanto ciò avverrà solo in un secondo momento quando nel bambino avverrà una crescita a livello morale.

Come sviluppare il senso della gratitudine?

Già a partire dall’infanzia, è bene che ogni genitore o figura di riferimento, sviluppi nei bambini il senso di gratitudine. È importante che l’acquisizione della parola “grazie” non avvenga in maniera meccanica solo perché il bambino impara a pronunciarla ma che avvenga in maniera personale, venga quindi in qualche maniera interiorizzata, fatta propria, in modo tale da capirne realmente il significato. Questa educazione alla gratitudine deve partire proprio dagli adulti attraverso l’esempio. Deve essere l’adulto ad insegnare al bambino a dire grazie nel momento in cui riceve qualcosa o anche quando il bambino compie qualcosa di positivo è importante gratificarlo e apprezzare i suoi sforzi e sacrifici.
Anche il dialogo è importante. Il genitore può spiegare al bambino, tenendo conto dell’età con la quale ha a che fare, che tipo di sacrificio può esserci alla base di un regalo che gli viene fatto o di una sua richiesta esaudita, innestando così le basi per una futura consapevolezza.
Non bisogna dimenticare che la gratitudine comporta vantaggi ed effetti positivi quali maggiore soddisfazione della propria vita, stati d’animo di serenità e miglior rapporto con gli altri.


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Marta Giannone

Pedagogista

Laureata in Pedagogia dell’Infanzia e in Progettazione e gestione dei processi formativi con lode. Esperta in programmazione di interventi educativi in relazione ai bisogni formativi individuali, di gruppi e comunità. Specializzata nell’insegnamento delle materie filosofiche-umanistiche. Tutor DSA e BES specializzanda in metodologie didattiche per l’integrazione degli alunni con disturbi specifici di apprendimento. Amante della creatività, realizza, sulle sue pagine social, lavoretti e attività educative.

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